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Report di Efsa sui residui europei negli alimenti: si può mangiare sereni

Pubblicato il report di Efsa relativo alla campagna 2022 di monitoraggio residui di agrofarmaci sviluppato nella Comunità europea: il 96,3% risulta regolare

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Efsa e residui: massima sicurezza negli alimenti europei (Foto di archivio)

Fonte immagine: © travelbook - Adobe Stock

Disponibile il rapporto di Efsa sui residui di agrofarmaci negli alimenti nell'Unione Europea. Il report si riferisce alla campagna di monitoraggio sviluppata nei Paesi Ue nel 2022. Sale la quota di campioni regolari e si conferma basso il rischio per i consumatori a seguito di ingestione dei residui al momento presenti sugli alimenti europei. 

 

Scarica il report integrale (in inglese)

 

Un trend in costante miglioramento

Il panorama residuale degli alimenti europei continua a confermarsi buono, tendente per giunta al continuo miglioramento. Obiettivo raggiunto anche grazie all'ulteriore aumento degli sforzi volti al monitoraggio degli alimenti europei.

 

A conferma, è aumentato ulteriormente il numero di campioni analizzati, pari nel 2022 a 110.829, segnando un +25% rispetto al monitoraggio del 2021. I risultati sono anch'essi alquanto rassicuranti, dal momento che il 96,3% dei campioni rientrava nei limiti di Legge. E si ricorda che il rispetto degli Lmr è sinonimo di sicurezza del campione, a dispetto di chi avanza dubbi su questo fronte. 

 

Tale valore sale poi al 98,4% per il sottoinsieme "Eu Macp", il programma di controllo coordinato dell'Unione europea che ha analizzato 11.727 campioni.

 

Programma coordinato dell'Ue: risultati tangibili

Operativamente, l'Eu Macp analizza 12 specifici prodotti alimentari i cui campioni vengono raccolti casualmente. Nel 2022 sono rientrati in tale programma mele, fragole, pesche, vino (rosso e bianco), lattughe, cavoli, pomodori, spinaci, avena, grano, orzo, latte vaccino e grasso di maiale.

 

Di questi:

  • il 51,4% (6.023 campioni) non ha mostrato livelli quantificabili di residui;
  • il 47% (5.512) conteneva uno o più residui a concentrazioni inferiori o uguali ai rispettivi Lmr;
  • solo l'1,6% (192) conteneva residui che superavano i livelli consentiti.

Bene a questo punto sottolineare come in tale ultima categoria rientrino anche campioni la cui irregolarità non implica necessariamente rischi per la salute, poiché i criteri impiegati per garantire la sicurezza dei cittadini sono sufficientemente cautelativi da poter considerare trascurabili anche eventuali sforamenti dei limiti prestabiliti. Ciò non toglie ovviamente che essendo soglie di legge queste vadano rispettate, poiché servono per separare le partite conformi da quelle non conformi, a tutto vantaggio anche della legalità stessa del commercio agroalimentare. 

 

Alimenti europei: sicurezza in crescita

Dal momento che il medesimo gruppo di prodotti viene campionato ogni tre anni, è possibile anche valutare eventuali tendenze nei risultati. In tal senso, il tasso complessivo di superamento degli LMR è leggermente diminuito, passando dal 2% del 2019 al sopra citato 1,6% del 2022.

 

Coerentemente a quanto sopra, nel triennio 2016-2019 risultava in discesa anche il tasso di superamento per mele, pesche, fragole, vino e grasso di maiale. Specificatamente per gli spinaci, la quota di irregolarità è diminuita dal 2019. Al contrario, i superamenti sono aumentati per cavoli, pomodori, lattughe, orzo, grano e avena.

 

Infine, nessuna irregolarità per gli agrofarmaci nei campioni di latte vaccino, in continuità con quanto avvenuto nel 2019 e nel 2016. 

 

Residui e valutazione dei rischi per la salute

Le quantità rinvenute negli alimenti permettono di stimare l'assunzione media, giornaliera o annua, di ogni agrofarmaco in veste di residuo. In tal senso, a partire dall'analisi dei dati 2022 Efsa ha esteso la metodologia di valutazione probabilistica introdotta l'anno scorso a tutti gli agrofarmaci analizzati. Grazie a questa valutazione è possibile stimare la probabilità che i consumatori siano esposti a una quantità di residui superiore a una certa soglia di sicurezza.

 

Sulla base di tale metodica di valutazione probabilistica, Efsa ha definito "basso" il rischio per la salute dei consumatori dovuto all'esposizione agli attuali livelli di residui negli alimenti testati. 

 

Si attende la sempreverde narrazione allarmista

Il problema sarà a valle, cioè nella comunicazione delle associazioni ambientaliste e dei media che ad esse offrono spesso generose sponde propagandiste. Definire un rischio "basso" non equivale infatti a dire "nullo". Una differenza che viene sempre cavalcata dall'allarmismo più becero nei confronti dell'agrochimica, senza che vi sia alcuna ragione per fomentare paure nella popolazione. 

 

Il rischio zero, infatti, non esiste per alcuna attività umana, dall'andare in bicicletta a salire su una scala. Esigere il rischio zero per specifiche attività umane è quindi pretesa strumentale, poiché nei fatti è impossibile raggiungere tale traguardo. L'obiettivo dei sostenitori del "rischio zero", infatti, è meramente quello di danneggiare sempre più un comparto della fitoiatria agraria, levandole ogni possibile arma impiegabile per la difesa delle colture. 

 

Un obiettivo che la popolazione purtroppo applaude, convinta che i "buoni" siano gli abolizionisti e i "cattivi" siano i sostenitori della chimica agraria, dimenticando che se ogni giorno arrivano alimenti nei piatti degli Italiani è per merito dei secondi e non certo dei primi. 

 

Forse, si faciliterebbe la comprensione del tema se sostituissimo la parola "basso" con "trascurabile". Poiché di fatto questo è: trascurabile. In una sola tazzina di caffè vi sono più sostanze nocive per la salute umana di quanti residui di agrofarmaci si possano ingerire in un anno. Alcune delle sostanze contenute nel caffè sono anche considerate "probabili cancerogene", al pari dell'ormai famigerato glifosate. A conferma anche di quanto inconsistenti siano gli allarmismi sul cosiddetto "effetto cocktail", sempre citato, ma mai dimostrato.

 

Eppure, nonostante ciò, la Airc ricorda come non vi siano prove che il caffè possa essere cancerogeno. Ulteriore dimostrazione di quanto sia maramalda la pressione mediatica chemofobica alla quale si assiste da anni nei confronti della chimica agraria.

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