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Flavescenza dorata, le viti malate le individua il drone

Nel contrasto alla flavescenza dorata un elemento chiave è l'eliminazione delle piante infette, fonte di inoculo per la diffusione della malattia. L'utilizzo dei droni è risultato efficace nell'individuare le viti malate, ma la vera svolta potrebbe arrivare dal riconoscimento delle piante asintomatiche

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Il drone può essere usato per individuare le viti colpite da flavescenza dorata (Foto di archivio)

Fonte immagine: © scharfsinn86 - Adobe Stock

La flavescenza dorata è una malattia della vite che sta avendo pesanti impatti economici in tutto il Nord Italia, ma sempre più spesso anche al Centro. Causata da un fitoplasma che si installa nei vasi linfatici delle piante, è trasmessa da Scaphoideus titanus, una cicalina originaria del Nord America vettore del microrganismo.

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Per contenere questa problematica è necessario intervenire su due fronti: da un lato estirpare precocemente le piante colpite, che fungono da inoculo per il diffondersi della malattia, dall'altro combattere la cicalina della vite, che cibandosi sulle piante infette si contagia con il fitoplasma, che poi introduce involontariamente nelle piante che visita successivamente.

 

Sul fronte dell'individuazione delle piante malate un aiuto importante può arrivare dall'impiego di droni, come anche di altri velivoli e trattori dotati di sensori multispettrali, in grado di rilevare in maniera sempre più precoce la presenza di piante malate.

 

Il monitoraggio del vigneto

Dopo una prima fase di incubazione, il fitoplasma della flavescenza dorata si diffonde all'interno dei vasi linfatici della vite stravolgendo il metabolismo e occludendo parzialmente il flusso di acqua e nutrienti dalle radici alle foglie, e viceversa.

 

Le piante malate all'inizio non mostrano sintomi, ma dopo un tempo molto variabile (dipende dalla cultivar, dall'andamento climatico, dalla tecnica agronomica, eccetera) le foglie virano di colore, diventando rosse nelle uve a bacca rossa e gialle in quelle a bacca bianca. Le decolorazioni possono riguardare una parte della foglia oppure la sua interezza, comprese le nervature.

 

Le foglie assumono spesso una forma triangolare, con i bordi ripiegati verso il basso. Stringendo una foglia nella mano si avverte una consistenza cartacea, la lamina fogliare risulta ispessita e bollosa. Inoltre si può notare un germogliamento irregolare e uno sviluppo stentato dei giovani getti, soprattutto sulle piante gravemente colpite e quando i sintomi compaiono precocemente.

 

Compito del viticoltore e del tecnico è quello di monitorare il vigneto, soprattutto nei mesi estivi, quando il caldo amplifica i sintomi, alla ricerca delle piante malate che vanno immediatamente estirpate, allontanate dal vigneto e bruciate per evitare che il contagio si diffonda.

 

L'uso del drone contro la flavescenza dorata

Tuttavia non è sempre facile individuare le piante malate, soprattutto quando si hanno molti ettari da gestire. Proprio a partire da questo presupposto, nel corso degli anni, si sono sviluppate differenti metodologie per identificare in maniera rapida la diffusione della malattia.


Ad esempio, il Consorzio Tutela Prosecco DOC, nel 2022, ha provveduto ad effettuare una mappatura spaziale delle piante infette attraverso l'uso di droni equipaggiati con camere multispettrali. Questi velivoli hanno sorvolato 1.200 ettari di vigneto utilizzando tali sensori per identificare le piante sintomatiche. I dati sono poi stati strutturati in mappe in cui era possibile avere una percentuale dell'incidenza della malattia e della sua gravità.

 

Immagini Uav in falsi colori di quattro vigneti (Gamay, Duras, Sauvignon e Colombard) acquisite nel settembre 2015 e localizzazione di tutte le viti infette. La dimensione dei cerchi rosa, che corrispondono alla verità, varia a seconda della gravità della malattia. Le due immagini sotto ciascuna immagine Uav offrono una panoramica del vigneto e mostrano un esempio di una vite infetta (dal 76% al 100% della vite che presenta sintomi di flavescenza dorata)

Immagini Uav in falsi colori di quattro vigneti (Gamay, Duras, Sauvignon e Colombard) acquisite nel settembre 2015 e localizzazione di tutte le viti infette. La dimensione dei cerchi rosa, che corrispondono alla verità, varia a seconda della gravità della malattia. Le due immagini sotto ciascuna immagine Uav offrono una panoramica del vigneto e mostrano un esempio di una vite infetta (dal 76% al 100% della vite che presenta sintomi di flavescenza dorata)

(Fonte foto: École d'Ingénieurs de Purpan, Université de Toulouse)

 

Qualcosa di simile è stato fatto dall'Università degli Studi di Ferrara, che ha utilizzato un velivolo (questa volta con pilota) per sorvolare dei vigneti al fine di mappare la presenza di piante malate. Il piccolo velivolo ha sorvolato gli impianti ad un'altezza di 100 metri e ad una velocità di 100 chilometri/orari, riuscendo in questo modo a monitorare ampie superfici in poco tempo.

 

I ricercatori sono stati poi in grado di elaborare le immagini per creare delle mappe in cui è stata indicata la presenza di viti sintomatiche. In entrambi i casi le informazioni sono state fornite agli agricoltori affinché si procedesse con l'estirpo.

 

Il velivolo utilizzato dall'Università degli Studi di Ferrara

Il velivolo utilizzato dall'Università degli Studi di Ferrara

(Fonte foto: Università degli Studi di Ferrara)

 

Sensori iperspettrali per scovare le piante infette e asintomatiche

Un ulteriore passo avanti sarebbe quello di riconoscere le viti infette e asintomatiche, quelle piante cioè che, anche dopo un sopralluogo del viticoltore, non sarebbero diagnosticabili come malate. Si tratta di una possibilità su cui si sta lavorando a livello di ricerca e che permetterebbe di estirpare le viti in uno stadio precoce di sviluppo della malattia, in modo da minimizzare la possibilità di diffusione.

 

Un approccio che stanno seguendo all'Università di Pisa, in collaborazione con il Servizio Fitosanitario della Regione Toscana, è quello di mettere a confronto la firma iperspettrale di piante sane e malate, anche asintomatiche, andando ad identificare dei profili caratteristici.

 

"A partire dall'estate 2022 abbiamo monitorato mensilmente un vigneto di Sangiovese in Toscana in cui sapevamo essere presente la flavescenza dorata", ci racconta Lorenzo Cotrozzi, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali (Disaaa) dell'Università di Pisa. "Attraverso l'uso di sensoristica avanzata abbiamo registrato la firma iperspettrale di un ampio numero di piante, da luglio fino ad ottobre, creando quindi un database riferito a piante sane e malate, sintomatiche e asintomatiche".

 

Analizzando i dati con approcci di machine learning è stato possibile individuare delle variazioni nella firma iperspettrale delle piante malate, anche asintomatiche, rispetto a quelle sane. Il presupposto è che il fitoplasma, agente causale della flavescenza dorata, alteri il modo in cui le foglie riflettono la radiazione solare incidente, sia a livello di lunghezze d'onda, sia di intensità. Studiando la radiazione riflessa a livello fogliare, Cotrozzi e gli altri ricercatori del Disaaa sono riusciti così ad individuare la firma iperspettrale della foglia di vite infetta dal fitoplasma.

 

Lo studio è ancora in una fase preliminare, ma dai primi riscontri sembra che l'accuratezza di questo approccio nella diagnosi precoce della malattia sia elevata. Il problema riguarda semmai la sostenibilità economica. Una camera iperspettrale può costare diverse decine di migliaia di euro ed è quindi utilizzabile solo in ambito di ricerca. Ma in futuro, quando ci saranno dati più robusti, sarebbe possibile creare dei sensori molto meno costosi, in grado di monitorare specifiche lunghezze d'onda. "Sappiamo infatti che il fitoplasma va a modificare il profilo spettrale soprattutto in specifiche regioni", sottolinea Lorenzo Cotrozzi.

 

Resta poi da valutare l'effettivo utilizzo pratico di tali rilievi diagnostici precoci. Già oggi i viticoltori, quando si trovano in campo una vite malata, spesso procrastinano il taglio (nonostante sia un obbligo di legge) perché non vogliono perdere la produzione. Cosa farebbero davanti ad una vite apparentemente sana, che solo un sistema digitale afferma essere malata?

 

Anche i Dss a supporto della lotta allo Scaphoideus titanus

Un'altra esperienza interessante è quella portata avanti dalla Regione Emilia Romagna, che ha sviluppato nell'ambito del Psr regionale un Dss, Sistema di Supporto alle Decisioni, per identificare la fase migliore per effettuare i trattamenti insetticidi volti a controllare la diffusione del vettore della flavescenza dorata.

 

Il Dss, denominato SCAPH-S, utilizzando gli andamenti termici registrati in campagna permette di predire l'evoluzione delle popolazioni di S. titanus e quindi di poter avvertire, tramite bollettini, gli agricoltori sul momento migliore per intervenire.

 

Il Dss SCAPH-S

Il Dss SCAPH-S

(Fonte foto: Regione Emilia Romagna)

 

L'esperienza, iniziata nel 2022, ha permesso di predire momenti critici, come il picco di neanidi di seconda età, e di indirizzare quindi la lotta insetticida a livello di comprensorio, offrendo quindi un controllo migliore dell'insetto.

 

La difesa insetticida volta a controllare la cicalina della vite e l'estirpo tempestivo delle piante malate risultano infatti essere, ad oggi, il solo modo per contenere la diffusione di una malattia che sta arrecando seri danni alla produzione di vino in Italia.

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